09 maggio 2006

Sono vivo. (di ritorno da Napoli)


















Sono vivo. Questa è la vera notizia (soprattutto per i 4 fidelizzati lettori che continuano a frequentare quotidianamente uno Zurbaran che ristagna da settimane).
Torno da un'ottima vacanzina in quel di Napoli e dintorni.
Diciamo subito che Napoli è fantastica, ha tutto: arte, mare, storia, locali, sole, pizza, prezzi decenti, pasticceria...
Ho percepito, e mi si dice, che negli ultimi anni è stato investito molto nel rilancio di un turismo più slow, meno mordi e fuggi. Si vuol evitare insomma il fenomeno pullman-che-scarica-i-turisti-in-piazza-Plebiscito-per-qualche-ora-e-li -recupera-per-portarli-in-salvo-appena-cala-il-sole.
I presupposti ci sono: due linee della metro (la nuova con stazioni che sono esempi di architettura contemporanea che ti invogliano a fermarti, non a scappar via di fretta), tre funicolari (per i quartieri collinari), una rete di autobus funzionante.
Non ci sono gli orari. Sarebbe un'ipocrisia.
La cosa potrebbe mettere in crisi i più, ma appena ti dicono che entro 10 massimo 15 minuti (ed è vero) passa qualcosa, ti tranquillizzi.
Centro storico in pieno recupero: bed&breakfast, nuovissimo museo d'arte contemporanea (MADRE), controllo del territorio della polizia, ambasciatori del sorriso (giovani color arancio che girano per la città e danno informazioni in loco), numero verde turismo (che risponde in 20 secondi) per informazioni, orari (ed sos antiscippo), audioguide gratuite per i monumenti del centro (museo aperto), conveniente artecard che integra trasporti ed ingressi vari.
Certo di notte bisogna capire che ci sono zone off limits, e magari invece di fare il tragitto più breve (con la videocamera penzolante dal braccio) conviene fare il più sicuro. Per intendersi, sulle cartine della città sono segnate le aree shopping, e pure di notte quelle sono tranquille.
Insomma, non saranno tutte rose e fiori ma nell'aria si respira vento nuovo.
Gli stereotipi quindi vanno ridimensionati (nel senso che basta un minimo di attenzione), e se per caso vicino a voi sentite parlare ad alta voce e gesticolare un gruppetto di giovani non è che tra tre secondi scoppierà una rissa, è il loro modo di fare. Basta adattarsi al contesto, cosa che, in senso buono, mi pare i napoletani sappiano fare da secoli.
Ecco, per stare bene a Napoli occorre provare ad essere un pochino napoletani.

P.S. Comunque ti riconoscono pure i bambini che sei "straniero". "Acquaaa, birraaa".

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

mi metto fra i quattro aficionados, però l'interesse per i link google è scemato alquanto.. mesi fa trovavo roba interessante molto più spesso (non che sia colpa tua presumo!)

..e bravo il nostro scugnizzo :)

soon homie

Zurbaran ha detto...

macchè, tutta robba bella niente cara. clicca clicca che sono a quota tre euro di incassi