23 gennaio 2007

Gli eco-capitalisti

Il profitto ci salverà?

8 commenti:

matteo ha detto...

NO! non e' nemmeno credibile che un sistema che distrugge la natura (in primo luogo perche' il sistema di profitto richiede consumi sempre maggiori di energia e materie prime) possa salvarla.

non per cadere fuori argomento, ma devo propagandare questa petizione:

http://www.petitiononline.com/vicenza

Zurbaran ha detto...

In effetti sembra un paradosso. Non mi pare tuttavia un fenomeno da osteggiare.
Fermo restando che la cosa migliore che un uomo può fare per l'ambiente è morire, io preferisco un capitalismo eco-compatibile che un capitalismo al combustibile fossile come in Cindia.
E' chiaro che parallelamente una riduzione dei consumi è imprescindibile. Tuttavia l'impronta ecologica la puoi ridurre non certo "cancellare". Pragmaticamente, tu vedi altre soluzioni vedi praticabili?

Anonimo ha detto...

La natura ha dichiarato, anzi dimostrato con i fatti, che il capitalismo sfrenato basato sul consumo delle merci non è percorribile. Bene l'unica soluzione è consumare meno, meno carburante per auto, meno metano energia per riscaldare le case introduceno tecnologie (già esistenti) di coibentazione delle case e sfruttando l'energia solare, far fare meno chilometri alle merci, cominciare ad autoprodurre qualcosa per ridurre i rifiuti. Tutto questo sembra utopico ma è possibile ad una condizione, MENO FRENESIA.

Zurbaran ha detto...

Condivido l'analisi della situazione. E' sotto gli occhi di tutti.
La conclusione, "meno frenesia", poi è proprio carina. Che intendi di preciso? Ti eri stancato/a di scrivere ;)
ciao

matteo ha detto...

in merito alla riduzione dei consumi: il singolo fattore piu' importante per l'incremento dei consumi e' la societa' per azioni a responsabilita' limitata, i cui direttori PER LEGGE devono preoccuparsi solamente del profitto dei loro azionisti. Queste aziende sono un prodotto di alcune decisioni delle corti degli stati uniti - e cosi' come sono state create possono essere smantellate.

Per esempio, c'e' gia' chi si sta occupando della 'pena di morte aziendale', per cui se una azienda si rende responsabile della morte di un certo numero di persone, le viene revocata la licenza di fare affari. La philip morris (ora chiamata altria) e le altre compagnie del tabacco sono tra i primi obbiettivi

Zurbaran ha detto...

Matteo, una visione interessante ed assolutamente condivisibile.
Allora qualcuno si sta davvero impegnando per sostanziare una visione à la "Whatever has been made by human hands can be unmade by others".

Anonimo ha detto...

è la corsa sfrenata verso la crescita a tutti i costi che ti porta ad utilizzare ciò che più comodo ma più inquinante a scapito di ciò che è meno scomodo ma più sostenibile. Mi domando quindi: ma davvero questa crescita come la interpretano industriali e, udute udite, sindacati è davvero positiva? solo aumentando all'infinito le merci ed i servizi scambiati noi riusciremo a stare meglio? e quindi solo esportanto questo modello altri paesi, per aprire altri mercati, tutti potranno stare bene? ma dove? tra i rifiuti? meno frenesia dunque, più calma meno crescita lesionista e più crescita di qualità basata sull qualità della vita.

Zurbaran ha detto...

Vero.
...già da tempo c'è chi contesta indicatori di "crescita" come il PIL.
Sono indicatori quantitativi, fondati soltanto sul comsumo.
Ma, tant'è che continuiamo a far coincidere la "crescita" con il consumo di merci.
E la crescita socioculturale non esiste?
Il principale "terreno di battaglia" è proprio la definizione degli indicatori di "crescita" di una comunità.